Roaschia

Il paese dei pastori transumanti

Abitanti: 155
Quota: 822 m s.l.m.

Il centro di Roaschia - viuzze strette, cortili aperti - si trova sul fondo di un vallone laterale serrato fra cime a picco: eccezionale per il fresco d'estate, temibile per il freddo d'inverno.
A causa della severità del luogo e del clima, i roaschini si distribuivano nel passato in ben 52 frazioni intorno al paese, sparse sui versanti meglio esposti e più caldi. Molti nuclei sono oggi disabitati, ma offrono esempi notevoli di architettura alpina a tetti in paglia di segale.
Roaschia è stata a lungo la patria di generazioni di famosi pastori transumanti, costretti a spostarsi continuamente dal monte al piano in cerca di quei pascoli che in paese non bastavano mai. Tra gli eventi più importanti del paese c'è la Fiera interprovinciale della pecora Roaschina, che si tiene in primavera, dedicata alla promozione della razza ovina e dei prodotti caseari locali.
A poca distanza dal paese, il calcare dà spettacolo: presso la Sorgente della Dragonera l'acqua scaturisce abbondante dalla roccia, mentre più a valle si aprono le Grotte del Bandito, oggi Riserva Naturale inclusa nel Parco delle Alpi Marittime.

Numeri e indirizzi utili

Contatti: Comune di Roaschia: 0171 758119
comune.roaschia.cn.it | comune.roaschia.cn@cert.legalmail.it

Cosa fare e vedere

La sorgente Dragonera

Tra la bassa Valle Gesso e la Val Vermenagna si estende un’ampia fascia di rocce sedimentarie – formate dall’accumulo di sedimenti marini che si sono depositati milioni di anni fa – proprio ai confini del Parco: formano falesie di calcare e dolomia di colore grigio compatto, dove è possibile distinguere vari strati, come si trattasse di una pasta sfoglia. I calcari e le dolomie sono rocce molto soggette all’erosione: l’acqua ne incide la superficie scavando solchi che sembrano le impronte lasciate da un carro e le scava in profondità fino a formare piccoli canyon e vere e proprie grotte. A circa 200 metri dall’abitato di Roaschia (vallone della Freida, area attrezzata per il pic nic) c’è una grotta molto speciale, la “Dragonera”, una risorgenza carsica da dove rispuntano alla luce del sole le acque assorbite in quota. Detta dai locali l’öy, “l’occhio” la sorgente prende il suo nome da un’antica leggenda, secondo la quale un drago femmina si rifugiò nell'omonima grotta per sfuggire alla morte.

I tetti in paglia di borgata Virutra

Nel nord Italia, fino agli inizi del 1300, era normale utilizzare fibre vegetali per realizzare i tetti, in campagna come in città. Resistenti ma infiammabili, i tetti in paglia vennero a poco a poco vietati per scongiurare gli incendi. Nelle Alpi occidentali, tuttavia, si continuarono a costruire tetti in paglia fino agli anni ‘50 del 1900. Agli appassionati di tetti in paglia è consigliata la visita di alcune frazioni, dove sopravvivono, abbandonate al tempo e alle intemperie, le vestigia di vecchie coperture. Fra i siti da non perdere c’è Tetto Virutra nel comune di Roaschia, i cui tetti erano realizzati in paglia di segale: un materiale facile da reperire (la segale veniva coltivata per ricavarne il cereale), economico, isolante e leggero, che permetteva di risparmiare materiale per la struttura portante. Un tetto in paglia ben costruito e ben curato poteva durare circa quaranta anni. Quel che resta dei tetti rimane a lungo a ricordare ai visitatori il tempo in cui la paglia sostituiva la lamiera, in cui i paesi non forzavano il paesaggio ma piuttosto gli somigliavano, perché erano fatti degli stessi materiali, confezionati in modelli capaci di durare e conservarsi perché si trattava di modi assai perfezionati di fare molto - con molto poco.

Trekking La via dei formaggi - nelle terre dei pastori transumanti

La via dei formaggi – trekking nelle terre dei pastore transumanti è un percorso escursionistico a tappe nella media Valle Gesso attraverso antiche borgate abbandonate e villaggi di montagna tornati alla vita. Un percorso di scoperta attraverso valichi che un tempo hanno visto passare grandi greggi di pecore roaschine dove ora pascolano i camosci. L’itinerario, che si sviluppa su quote modeste, è perfetto per l’inizio dell’estate per le incantevoli fioriture o per l’autunno, con i suoi colori accesi.

Un’immersione nella natura all’insegna di antichi sapori: il percorso permette infatti di incontrare i produttori di formaggio del territorio, depositari della tradizione casearia locale e pionieri del marchio Terre di Lupi promosso dal Progetto LIFE WolfAlps. Durante il trekking si possono gustare questi prodotti presso i ristoratori locali che hanno aderito al progetto e dormire in strutture che offrono la possibilità di approfondire la tematica della convivenza uomo-lupo sulle Alpi. Per info: lifewolfalps.eu

Per approfondire

La razza ovina “frabosana-roaschina”

Razza ovina autoctona delle valli del Cuneese, era un tempo la pecora da latte più allevata in Piemonte. Ora è inserita fra le razze a rischio di estinzione dalla normativa Comunitaria e dal 2016 è presidio Slow Food: se ne contano poche migliaia di capi distribuiti in alcune valli del Cuneese. La frabosana-roaschina è facile da riconoscere anche per chi non è un grande esperto di pecore: ha un profilo montonino molto marcato – cioè ha un gran nasone – e un bel paio di corna appiattite, avvolte a spirale nei maschi e rivolte all’indietro nelle femmine. Rustica e resistente, si adatta bene anche ai pascoli più magri. Il latte viene trasformato in formaggio puro di pecora – tra i più famosi la sòla (“suola”) e la ricotta o sairàs – oppure miscelato al latte vaccino per ottenere la raschera, il castelmagno, la toma, il seiras del fèn.

I pastori roaschini

Roaschia, terra di pastori e contadini: due fazioni complementari e contrapposte distribuite un tempo tra il centro capoluogo e le sue 52 frazioni. Territorio famoso per la tipica razza ovina “roaschina-frabosana” e per il nomadismo dei suoi pastori, costretti dalla scarsità dei pascoli a spostarsi continuamente dal monte al piano “a caccia di erba” per i loro animali. In inverno i pastori roaschini scendevano con le greggi nella pianura padana spingendosi fino all’alessandrino e al torinese, in estate salivano verso i pascoli in quota. Per dare un’istruzione ai figli dei pastori, il comune di Roaschia aveva aperto una “scuola estiva” dedicata a loro.